Evitare le infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti pubblici
non è cosa semplice in quanto ci sono diversi modi che vengono
utilizzati per favorire le ditte vicine ai clan.
Quelli più usati tuttavia sono tre:
1)
Redazione di capitolati su “misura” ossia il lavoro commissionato viene
richiesto secondo specifiche talmente particolari che solo una sola
azienda può realizzarlo.
2) “Passaparola” ossia far sapere che a un determinato appalto è interessata l’azienda X in modo da evitare altri concorrenti
3) Gare d’appalto pilotate ossia o inserendo falsi concorrenti oppure facendo sapere prima quel’è l’offerta più bassa
In genere questi appalti riguardano particolari settori.
Questo perché le aziende a capitale mafioso nel 90% dei casi rispondono a due requisiti:
1) Bassa o bassissima tecnologia.
2) Numerosa mano d’opera
I
settori più a rischio sono Sanità, Edilizia (compreso manutenzione di
strade, acquedotti etc etc), Vigilanza Privata, Pulizia Aziendale e
Ristorazione aziendale (comprese mense scolastiche, ospedaliere etc
etc), Trasporti.
Cosa si può fare?
La cosa più importante è quella di dotarsi di idonei strumenti di controllo.
Sicuramente
il più importante è l’introduzione del Registro degli appalti ossia un
apposito albo pubblico in cui sono inseriti tutti gli appalti
assegnati, le ditte vincitrici, quelle perdenti e le rispettive
offerte. Questo permetterebbe una panoramica complessiva e sarebbe un
indicatore di eventuali anomalie. Ad es. se in una determinata zona di
Napoli a ricevere gli appalti sono sempre le solite due o tre aziende
questo può essere indice che qualcosa non va.
Altro punto è quello
della certificazione antimafia. Allo stato attuale è possibile
concorrere per un appalto con una semplice autocertificazione. Sarebbe
invece il caso di inserire l’obbligatorietà della certificazione
antimafia rilasciata dalla prefettura che sicuramente è più veritiera
ed esaustiva di un’ autocertificazione.