ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE
Le competenze regionali in materia di istruzione e formazione professionale sono molto ampie. Dal momento che alla legislazione esclusiva dello Stato viene assegnata solo la definizione:
a. dei livelli essenziali di prestazioni (LEP)
b. delle norme generali sull’istruzione
c. dei principi fondamentali,
compete alla Regione tutto ciò che riguarda la materia “istruzione” (senza ledere il principio dell’autonomia scolastica e rispettando i livelli essenziali di prestazioni stabiliti a livello centrale), “formazione professionale” e ogni aspetto non espressamente riservato alla legislazione dello Stato.
Principi fondamentali
Il programma del Movimento nel settore istruzione considera i seguenti principi quali punti cardine:
1. La scuola è aperta a tutti senza distinzione di razza, religione, ceto sociale e cultura di provenienza. L'istruzione inferiore, impartita per almeno 10 anni, è obbligatoria e gratuita.
2. L’istruzione e la formazione sono libere e libera ne è la gestione.
3. La Regione, nel rispetto delle norme generali sull’istruzione dettate dallo Stato, gestisce le scuole statali per tutti gli ordini e gradi, e cura la programmazione e la realizzazione delle iniziative di formazione permanente dei propri cittadini.
4. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole, istituti di educazione e agenzie di formazione che diversifichino l'offerta sul territorio regionale, senza oneri per lo Stato (cfr. l'art. 33 della Costituzione della Repubblica Italiana).
ISTRUZIONE
Gli imperativi metodologici in questo ambito dovrebbero essere:
1. far convergere gli sforzi e le risorse umane e materiali per restituire dignità, credibilità e solidità al servizio pubblico
2. migliorare le forme di raccordo (continuità verticale) tra i diversi livelli di istruzione (dalla scuola dell’infanzia all’Università) e tra istituzioni scolastiche e risorse presenti sul territorio - enti, imprese, organizzazioni sociali, fondazioni, associazioni culturali, volontariato e privato sociale – (continuità orizzontale) per costruire un percorso educativo più coerente e garantire davvero a tutti pari opportunità
3. garantire la trasparenza nei rapporti interistituzionali (tra istituzioni scolastiche autonome ed enti locali)
4. perseguire la tracciabilità degli investimenti nell’istruzione (trasparenza del bilancio e provenienza dei fondi)
5. garantire l’assenza di clientele per la gestione degli appalti pubblici (servizi nelle scuole come manutenzione degli edifici, refezione scolastica, assistentato specialistico per gli alunni diversamente abili) e sanzioni per i disservizi, fino alla revoca dell’appalto e alla cancellazione dai rispettivi “albi fornitori”
6. ridurre fino all’eliminazione gli interventi di risposta all’emergenza e dare il via ad una programmazione partecipata e a lungo termine
7. attribuzione di ruoli decisionali per competenza, trasparenza e garanzia della partecipazione. Ad esempio, gli assessori all’istruzione dovrebbero avere una conoscenza specifica dell’ambito, o garantire lo scambio, senza dispendio di risorse in sterili consulenze che a nulla di operativo approdano, con tecnici del campo. Inoltre, dovrebbero impegnarsi in una comunicazione continua con gli operatori della scuola (dirigenti, personale scolastico docente e non docente, operatori socio-assistenziali) e con l’utenza, per assicurare costruzione partecipata ed efficienza del servizio pubblico
Qui di seguito si individuano alcuni ambiti di intervento cui fanno riferimento diverse proposte concrete prioritarie e fattibili presentate dai cittadini che hanno contribuito alla discussione e partecipato alla stesura del programma nel settore istruzione.
Sistema dell'istruzione e gestione dei finanziamenti
Non dovrebbe essere consentito che i contributi statali (e dunque anche quelli dell’Ente Locale Regione) vadano alle scuole private. Tale pratica attuale, infatti, sancisce di fatto la negazione delle pari opportunità e indebolisce il principio della solidarietà sociale. In questo ambito rientrano, ad esempio, le convenzioni (e, dunque, finanziamenti) del Comune di Napoli (non vietate dalla Regione) alle Scuole private per l’attivazione dei “Semiconvitti”, servizi destinati alle famiglie in situazioni di disagio economico che consentono la permanenza a scuola dei bambini fino al pomeriggio. Sarebbe più opportuno utilizzare tali sussidi per le scuole pubbliche, per i servizi sociali del territorio (assolutamente inadeguati a gestire la domanda sociale di supporto) o per i progetti di “educativa territoriale”.
Occorrerebbe profondere maggior impegno per potenziare tutto il sistema dell'istruzione, dal "nido" all'Università. In particolare, ad esempio, far decollare finalmente in pianta stabile le “sezioni primavera”, previste dalla normativa vigente (a livello centrale), la cui piena realizzazione è demandata all’organizzazione degli enti locali e che, di fatto, allo stato attuale, non sono mai partite (almeno nella maggior parte degli istituti della Campania) (in questo caso, occorrerebbe una reale mappatura della diffusione sul territorio). Questi sforzi potrebbero garantire maggiore sostegno alle famiglie in cui lavorano entrambi i genitori (ed è quello che, d’altra parte, accade nei Paesi Europei più civili).
La Regione dovrebbe inoltre stanziare fondi per programmi di campi estivi per i bambini fino ai 16 anni poiché la chiusura delle scuole rappresenta un problema enorme per le famiglie in cui lavorano entrambi i genitori e i campi scuola organizzati da strutture private spesso sono carissimi e quindi accessibili solo a famiglie benestanti.
Tempo scuola e qualità del servizio
È necessario prevedere un ampliamento degli organici funzionali delle istituzioni scolastiche per favorire il tempo pieno nelle scuole. Aumentare il tempo di permanenza a scuola di bambini e adolescenti e la qualità di questo tempo può significare recuperarli dalla strada, sostenere le famiglie che non hanno soldi per iscrivere i loro figli a palestre e altri servizi, promuovere la cultura dell’integrazione interculturale e della tolleranza. Inoltre si favorisce l’autonomia dei ragazzi. Inutile dire che la fattibilità della proposta dipende dall’azzeramento dei fondi destinati alle scuole private e ad un uso più oculato di tasse regionali come l’addizionale regionale, etc.
Educazione degli adulti
Occorre rafforzare e rendere più capillare la presenza dei CTP (Centri Territoriali Permanenti) per l’educazione degli adulti, per il contrasto all’analfabetizzazione primaria e di ritorno (che porta solo ad incrementare l’adesione alla criminalità organizzata).
Edilizia scolastica e sicurezza
Si rivela assolutamente prioritario procedere sistematicamente alla messa in sicurezza degli edifici scolastici. L’istituzione dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, conditio sine qua non le regioni possono accedere ai fondi per le operazioni di messa in sicurezza scolastica, appare nella nostra regione, allo stato attuale, in stadio arretrato, con seri rischi che tali finanziamenti sfuggano al nostro accesso (cfr il sito della Conferenza Unificata Stato-Regioni).
Il testo unico in materia di sicurezza attualmente vigente (D.Lgs. 106/09) prevede una serie di complessi adempimenti, anche a carico delle scuole, cui non è possibile aderire in mancanza di congrue assegnazioni finanziarie da parte dello Stato e degli Enti Locali. In quest'ottica, la Regione dovrebbe farsi promotrice della costituzione di Protocolli di Intesa, ad esempio con le Direzioni Sanitarie, che facilitino e alleggeriscano gli oneri delle scuole in materia di controlli e sorveglianza sanitaria, da un lato, e in materia di formazione del personale.
Razionalizzazione della rete scolastica
La questione del dimensionamento scolastico è naturalmente molto complessa ma potenzialmente gestibile se si tiene conto di almeno due aspetti:
1. le competenze regionali in materia non escludono, anzi, inglobano i passaggi istituzionali precedenti a cura delle municipalità e del Comune, da una parte (competente per le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di I grado), e della Provincia, dall'altro (competente per le scuole secondarie di II grado). La regolamentazione efficace di tali passaggi, nella programmazione annuale del dimensionamento scolastico, gestita attraverso tavoli “reali” di concertazione e progettazione, consentirebbe di garantire una razionalizzazione della rete educativa che, basata oggi solo su considerazioni di natura numerica, potrebbe radicarsi, invece, su motivazioni legate alle esigenze e ai bisogni formativi dei vari territori, alle opportunità logistiche (evitando di sperperare soldi pubblici con la gestione dei "fitti passivi"), etc.;
2. occorre una definizione ad ampio raggio della razionalizzazione della rete scolastica che prenda in considerazione anche il raccordo con le altre iniziative di politica sociale dei vari territori (le educative territoriali, il terzo settore, i servizi socio-assistenziali e sanitari) e che, in questo senso, connoti una vera e propria “rete educativa”. Iniziative che considerino la realtà scolastica avulsa dalla realtà dei territori di riferimento è non solo un’eresia ma un’operazione altamente disfunzionale oltre che molto poco economica.
Disabilità, disagio sociale e integrazione
Bisogna garantire concretamente l’integrazione degli alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA): 1. stabilendo i criteri e le modalità per l’erogazione di contributi per la realizzazione di progetti a supporto e sostegno del percorso scolastico, formativo ed extrascolastico degli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA), proposti da istituzioni scolastiche, enti, associazioni, cooperative o organismi operanti in ambito regionale su tali problematiche; 2. definendo bandi di concorso per la concessione di contributi alle famiglie di soggetti con DSA per l’acquisto di strumenti informatici; 3. migliorando la gestione dei progetti di istruzione domiciliare. Esistono nella città di Napoli buone pratiche in merito che evidenziano, ad esempio, il collegamento tra le competenze maturate dai centri di ricerca (Centro per l’Autonomia Ausilioteca Campana: CAAC), la formazione docente e il supporto della rete territoriale.
Un piano integrato di lotta al disagio sociale dovrebbe valorizzare e finanziare le iniziative delle istituzioni scolastiche, degli organismi di formazione professionale accreditati e degli enti del privato sociale a favore delle persone in stato di disagio. La regione dovrebbe effettivamente sostenere con propri finanziamenti progetti di continuità scolastica ed educativa fra scuola e ospedale; progetti di recupero scolastico, formativo e di orientamento di minori e adulti sottoposti a misure restrittive; progetti di recupero scolastico e di reinserimento in formazione di adolescenti con problemi di disagio; progetti di recupero scolastico e formativo e di orientamento per adulti inseriti in comunità per tossicodipendenti; progetti per il recupero scolastico e di reinserimento in formazione di minori ed adulti in situazione di handicap (in parte ciò è previsto già anche dal “Piano Sociale di Zona”, ma si tratta di realizzare quanto enunciato a parole).
Università e Diritto allo studio
È necessario promuovere la realizzazione, il riequilibrio e l’ampliamento delle strutture atte a garantire il diritto allo studio universitario (modello regione Emilia-Romagna. link: http://crerbd.regione.emilia-romagna.it/stampa/stampepdf/leggiV/LR-ER-1996-50.pdf; http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/ERMES/Canali/istruzione/).
Si tratterebbe, ad esempio, di ridefinire il numero di alloggi studenteschi presso gli atenei in base alla richiesta in regione ed esterna e in base ai redditi dei richiedenti.
Inoltre, rispetto all'accoglienza degli studenti stranieri che grazie al progetto ERASMUS frequentano l'Università nella regione Campania, si potrebbe creare un punto online di riferimento in associazione con gli Atenei e le singole Facoltà, dove gli studenti possano ricevere aiuto rispetto alla ricerca di un alloggio o di altri servizi, dove si pubblicizzino abbonamenti per tutti i mezzi di trasporto, per cinema, teatri, musei, etc a bassissimo costo.
Fare rete tra agenzie formative del territorio
Bisogna promuovere la valorizzazione delle autonomie scolastiche attraverso il coinvolgimento di scuole, enti territoriali, imprese, organizzazioni sociali, fondazioni, associazioni culturali, volontariato e privato sociale in progetti di collaborazione che mettano a disposizione del sistema scolastico le risorse presenti nel territorio sia per assicurare la fornitura dei servizi, sia per qualificare la didattica. Si rafforzerebbe in tal modo la possibilità delle Istituzioni Scolastiche di comunicare e rendere trasparenti i propri modi di funzionare, dando una sponda concreta alla partecipazione di famiglie e studenti alle scelte.
Allo stesso tempo, si potrebbe promuovere l'immagine delle scuole come riferimento di cultura e socializzazione. Utilizzare le scuole come spazi sociali per i giovani, le associazioni culturali e sociali attive sul territorio. Nelle scuole ci sono aule magne,sale teatro,laboratori multimediali, palestre. Si potrebbero creare convenzioni tra associazioni e scuole per rendere fruibili gli spazi della scuola anche nel tardo pomeriggio e per la sera. La proposta sarebbe sostenibile se gli straordinari per personale ATA e tecnici venissero finanziati attraverso una programmazione annuale di iniziative sociali e culturali da parte delle associazioni che stringono l'accordo con la scuola. In particolare si potrebbe tendere a costituire la palestra o le palestre di quartiere. Si tratterebbe di effettuare un monitoraggio delle Palestre scolastiche e di consentirne l'apertura anche per alcuni pomeriggi per far svolgere attività sportiva alle persone del quartiere, affidandole ad associazioni sportive con una sorta di convenzione dove loro hanno la responsabilità delle strutture e delle persone ma possono, con prezzi da concordare e ovviamente bassi, guadagnare insieme alla scuole, una sorte di INTRA MOENIA dello Sport.
In alternativa, si potrebbero destinare i fondi ricavati dalla "concessione" dei locali alle Associazioni private, fondi allo stato attuale introitati dai Comuni, al miglioramento delle strutture stesse, o garantendo servizi a vantaggio degli utenti della scuola (incluse le famiglie). In assenza di ciò, tali strutture rischiano solo una maggiore esposizione al degrado e gli istituti scolastici sarebbero sempre meno inclini a condividere con il territorio le risorse interne.
La connettività nel sistema dell'istruzione
In questo campo la regione dovrebbe:
1. promuovere una graduale ma completa digitalizzazione delle biblioteche con scansione digitale di tutti i testi e loro pubblicazione online.
2. facilitare l'accesso a Open Source collegate alla didattica.
FORMAZIONE PROFESSIONALE
La prima vera finalità della formazione professionale è quella di creare sviluppo territoriale implementando le competenze del lavoro e le capacità di innovazione nel capitale umano in fase di inserimento lavorativo. La Regione, deve svolgere un ruolo di "garante" del buon uso dei finanziamenti europei:
1)Un più accurato processo di controllo e verifica del reale partenariato tra centri di formazione ed aziende, enti ed associazioni partners nell'offerta di stages e tirocini. Spetta alla Regione di evitare il rischio di accordi virtuali.
2)E' necessaria una progettualità formativa di lunga durata. I corsi professionali non devono ridursi ai sei mesi di formazione-stage, ma inserirsi in un percorso più continuo di esperienza lavorativa tra fruitore del corso e azienda. Bisogna far stipulare degli accordi che superino il semplice momento di stage e sostenere una parte delle spese per un primo contratto professionale.
3)Rinnovare le figure professionali che sono attualmente oggetto dei fondi di formazione professionale della Regione. Finanziare ricerche capaci di individuare i reali bisogni professionali del territorio, in armonia con le specifiche differenze territoriali, individuando nella cittadinanza la vera "voce" capace di esprimere i reali bisogni di formazione.
La regione dovrebbe occuparsi di garantire servizi formativi e professionalizzanti legati al territorio e che non siano progetti estemporanei, ma la creazione di legami duraturi tra gli istituti secondari e gli atenei della regione e tra questi due e le aziende del territorio secondo meccanismi educativi e di competenza che leghino i giovani alla propria terra, agevolando le aziende che assumono giovani del luogo e gli studenti che non emigrano.
Si potrebbe, quindi, con l'intervento degli enti regionali, stilare delle liste di collaborazione tra aziende, scuole secondarie e atenei con relativi docenti di riferimento che aumenterebbero i punti fermi nella vita lavorativa e sociale dei giovani che si stanno formando.